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DEGRADO ROMA, POVERA GARBATELLA COME TI HANNO RIDOTTO!

Il degrado di Roma ha raggiunto livelli di così alta straordinaria "ordinarietà", da non fare nemmeno più notizia. Ma aggirandosi nei luoghi tipici della Capitale, come la Garbatella, che hanno fatto storia, e perché no, hanno regalato sogni, è impossibile non dimostrare, più che indignazione, amarezza. Tanta amarezza.  

 

Garbatella, un “piccolo miracolo di vivibilità”

 

Sono davvero lontani i tempi i cui l’architetto Stefano Boeri (professionista milanese autore del Bosco Verticale nel capoluogo lombardo), descriveva la Garbatella come un “piccolo miracolo di vivibilità”. E non era solo per l’aspetto architettonico - urbanistico ma anche, e soprattutto, per l’aspetto sociale. Lo storico quartiere romano, infatti, si caratterizzava per i luoghi di incontro giovanili e non: palestre, oratori, cinema-teatro, bagni pubblici, bar, forni, centri sociali. Insomma, non solo un tesoro  architettonico, ma una piccola città nella città a misura d’uomo. Qui i problemi e le contraddizioni di Roma erano un eco lontano. Qui il senso di appartenenza e il senso di comunità erano straordinariamente forti. “A Garbatella non ci sente mai soli!”, era lo slogan che racchiudeva il tutto. 

 

Un ricordo della Garbatella

 

Chi scrive non ci tornava da tempo. Ricordo che passeggiando per le vie del quartiere, saltavano agli occhi le aree verdi, gli alberi secolari, la dimensione quasi di lusso delle abitazioni, le case con giardino. Insomma, una bella dimensione. Un passeggiata gradevole, quasi rilassante, immersa in quella romanità dimenticata e che sopravvive nel nostro immaginario. Un immaginario che ci racconta di  romani  vogliosi di godere di tutto ma senza lasciarsi prendere dalla cupidigia. Di romani simpatici che somigliano alle loro statue: dignitosi, tranquilli, che non ostentano, non sono boriosi, non urlano, non si ubriacano, non trascurano famiglia, casa e territorio. Ma tutto questo appartiene solo all’immaginario perché di romani così, non ne esistono. 

 

Degrado di Roma, a spasso tra erbacce e rifiuti 

 

Così adesso passeggiando per quelle stesse strade, il cuore si stringe. Non cammini più con il naso in su curioso di scoprire le meraviglie di un’architettura che fa invidiare chi abita in quelle case austere, ma con gli occhi in giù per guardare a terra, attenti a non calpestare deiezioni, bottiglie di vetro, o sacchetti di spazzatura. Mai visto un degrado simile. Mai visto marciapiedi così pieni di erbacce cresciute a dismisura. Veri e propri cespugli che nascondono ormai i marciapiedi stessi. E  tutto questo a poche centinaia di metri dal palazzo della Regione Lazio. Possibile che non si affaccia mai nessuno da quelle finestre? È vero che il Comune, e quindi il Sindaco, ha il compito di provvedere alla manutenzione e alla pulizia delle strade, ma anche i privati hanno degli obblighi. Intanto hanno l’obbligo sancito dalla legge di non sporcare e di non danneggiare, e poi hanno anche obblighi dettati dalla decenza. Le erbacce arrivano dentro le finestre, dentro i portoni, come fanno a conviverci senza colpo ferire? Come fanno a vivere “tranquillamente” in questo lerciume? 

Dov’è finito l’amore dei romani per il quartiere, per la città, per la loro stessa vita? Dov’è finito l’orgoglio romano? Dov’è finita la dignità di un popolo che aveva la fortuna di vivere nella città più bella del mondo ora ridotta a una pattumiera megagalattica? 

 

Garbatella, un appello agli amministratori sordi e ciechi di Roma

 

Faccio un appello al Governatore Nicola Zingaretti: in mancanza di una amministrazione comunale degna di essere definita tale, può lei intervenire sul degrado che soffoca lo straordinario quartiere che la ospita? E al futuro Sindaco di Roma Roberto Gualtieri (l’ipotesi “Michetti” non la prendo in considerazione) posso chiedere un impegno preciso per ridare dignità a questa Città che in mano incapaci ed inesperte si è trasformata nella vergogna italiana?

 

Eleonora Gitto

Giornalista

 

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