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A TERRANOVA DA SIBARI FRA LA STORIA E I SUONI DELLA FESTA

Lunedì 12 agosto 2019 una delegazione del Consorzio Turistico “Borghi Mediterranei”, presieduto da Gianluca Colaci, è stata ospitata dal Sindaco del Comune di Terranova da Sibari, Luigi Lirangi. Erano presenti all'incontro l'Avvocato Massimiliano Esposito, Consigliere Comunale con delega al Turismo, e il Promotore Turistico del Comune Giulio Pignataro.

 

Ci vuole un po’ di tempo, a Terranova da Sibari, prima che si diradino i fumi e i suoni della festa; anzi, delle feste. È un giorno di agosto dove l’aria calda e ferma, è mossa solo a tratti da qualche refolo di vento che si incanala per i vicoli stretti ed effonde il proprio respiro salvifico nella piazza principale, dove si consuma il rito usato della festa. Un rito, proprio un rito; non fosse altro perché non se ne può fare a meno: una sorta di frattura a mezza estate dove l’ambizione di fare qualcosa di diverso e di nuovo si scontra proprio con la ritualità, la ripetitività del gesto. Ed è quest’ultima che ha la prevalenza.

 

Eppure la piazza è talmente grande che, nello slargo principale, trova sede un primo evento di danza e musica; poi ancora un concerto meno tradizionale, più moderno. Nello slargo attiguo invece, finitimo eppur più nascosto, quasi si nasconde un altro fomite di suoni: un diverso gruppo musicale che propone, con altrettanta gradevole e giovane maestria, noti brani rock. Pare strano, ma un evento musicale non si confonde con l’altro, e i suoni ben si separano: una cosa studiata, pur se in realtà le fonti del suono non sono affatto così lontane.

 

Poco prima una banda itinerante aveva svolto il suo saggio compito di distribuire la musica per le strade del borgo, come a significare che la musica è per tutti, una specie di inseminazione, di diaspora dalla quale nessuno o quasi deve rimanere indenne, anche i più restii ad ascoltare; una piccola, dolce violenza piena di gioia.

 

Terranova vive così il suo momento di allegria. Quando poi comincia a soffiare qualche gioco di vento tiepido sulle facce grondanti sudore, qualcuno, ne siamo certi, ringrazia un dio benevolo del tepore, del sollievo. Noi compresi. Ma, dicevamo, dirada e scappa il tempo del suono e delle luci dei fuochi d’artificio, e si insinua quello più fermo della coscienza: il Paese, col silenzio, prende la sua forma antica, con luci più vive e luci più fioche, con i suoi ricordi slabbrati di preziosi muri cadenti, insieme con quelli integri; con quel suo selciato composto ove camminavano i pensieri di gente che, attraverso le quattro porte principali, conveniva nel luogo. Dove il Palazzo principesco e le Chiese si fondono in un tutt'uno con mille passaggi e cunicoli e diverticoli, a significare una sorta di corpo vivente, che ancora, sebbene antico, muove le sue membra, anelando una sua ricomposizione, un suo giusto rilievo, una presenza che ambisce essere di più di una presenza: una vita.

 

I nostri due ciceroni, l'Avvocato Massimiliano Esposito e il Promotore Giulio Pignataro, discreti ed esaustivi nell'esposizione, non ci guidano, bensì semplicemente ci accompagnano nei luoghi calpestati da uomini e donne antichi. Ne apprezziamo la tranquilla competenza e soprattutto una vena di bonaria malinconia: la coscienza che quello che c’è poco, e la consapevolezza che si comincia a fare di più per congelare la bellezza calda del borgo trasferendola al visitatore il quale, pensando, acquisirà nel proprio immaginario i pezzi di storia che gli mancavano. Perché la storia passa anche da qua, da Terranova da Sibari: da quelle panchine di pietra immobile lasciate negli anfratti del borgo, da quei muri dai colori incerti che nascondono secoli di vita; da quegli archi, così ben disegnati, che marcavano un’entrata e un’uscita mentale oltre che fisica. 

 

La storia passa e si vive a Terranova ancora dentro quel Castello feudale nel centro del paese. “È stato edificato intorno al 1100 e qui è morto il principe Enrico d'Aragona”, spiega Massimiliano . “In questo Castello – continua – sono passati molti ospiti illustri e l’ultimo feudatario che ha goduto del bene è stato il principe Spinelli. Ora è proprietà privata”. Scopriamo che in parte il maestoso maniero è abitato e a pianterreno ospita un insolito Pub che non si può fare a meno di visitare. 

 

Thurium Novum a Sibari, la storia è nel nome nel borgo Magno-Greco e nella storia si entra passeggiando nel Centro a tratti illuminato dalle luci a LED e tratti da una luna quasi piena. E Massimiliano continua a parlarci del Convento di Sant'Antonio, della Chiesa di San Nicola di Bari, e di quella di San Francesco di Paola voluta proprio dal Principe Spinelli. E poi ancora della Chiesa di origine medievale di San Pietro e dell’importanza di Santa Maria delle Grazie. 

 

"Alle nostre spalle c’è il Museo Civico" – ci informa entusiasta Salvatore Marino, socio del Tour Operator MEMO che ha abbandonato il gruppetto per gustarsi un’esplorazione solitaria. "Un’enorme 'Casa Bianca'. Si vede che è stata restaurata da poco ed è davvero bellissima" – continua Salvatore mentre ci mostra una foto.  "Il nostro Museo – aggiunge Massimiliano visibilmente inorgoglito - contiene i resti di alcune delle più importanti città antiche della Calabria, come Sibari, Thurii e Copia e, in più, i reperti preistorici non si contano".

 

Mentre si continua a parlare della storia, degli eventi estivi, della crema di ceci appena assaggiata e della "lagana ceci” impreziosita dal finocchietto selvatico, ci inoltriamo in quel dedalo di vicoli dove l’acciottolato vittorioso ride sornione sotto i tacchi inopportuni, per approdare al “Belvedere”: il notturno sulla Piana di Sibari è da mozzare il fiato. 

 

Andiamo via salutando e ringraziando per l’accoglienza. Mentre ritorniamo attraversando la valle solcata dal benevolo Crati, ritorniamo con il pensiero al Borgo. Sorridiamo al pensiero di quelle sedute in marmo, mattoni o cemento che formano un corpo unico con le case. Non c’è bisogno di sedie per fare due chiacchiere o prendersi il caffè. La “socializzazione” a Terranova nasce con le case: su quelle sedute ci si incontra, ci si raccontano le novità, si accolgono gli emigranti che tornano per le ferie, e i turisti che arrivano richiamati dai tanti eventi che allietano le calde serate estive. Su quelle sedute si sta insieme.

 

Ed è pensando a tutto questo che non si può fare a meno di credere che ci dovrà essere rinascita e nascita per questo Borgo ancora in embrione. A Terranova da Sibari, come in altri meravigliosi posti del nostro Mediterraneo, è possibile cogliere il senso del tempo che invano le ore hanno cercato di scarnificare. La bellezza, quando esiste, è prima di tutto una dimensione mentale. A noi ora darle una forma compiuta e, soprattutto, saperla raccontare. 

 

Eleonora Gitto

Capo Ufficio Stampa

Consorzio Turistico "Borghi Mediterranei"

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Commenti: 1
  • #1

    Raffaele Caracciolo (domenica, 18 agosto 2019 19:09)

    Mi congratulo con Eleonora Gitto per quanto scrive sul nostro Borgo.La sua prosa-poesia ci fa riscoprire una realtà ignorata anche dai residenti.La descrizione dei luoghi è raccontata come la rappresentiamo nell'immaginazione,eppure è veritiera.Il nostro Borgo merita la rinascita, fin'oggi trascurata dalla rassegnazione e da malcelata timidezza.Terranova racchiude nella sua struttura retaggi di antica saggezza e di tradizioni che ancora costituiscono fonte di cultura di vita quotidiana.Sono convinto che sono state superate remore antiche e che l'immaginario si concretizzerà.Gli amministratori hanno intrapreso un'iniziativa valida per la promozione di un Borgo che possiede tutti i requisiti che interessano non solo gli studiosi.Sono certo che la collaborazione di validi promotori culturali aiuteranno ad inserire negli itinerari turistici un realtà sconosciuta che arricchisce la Calabria.